Sistemi di accumulo: l’Italia rallenta nel residenziale, ma corre nei grandi impianti
L'ultimo report di Anie mostra che, nel nostro Paese, rallenta l’installazione di sistemi di immagazzinamento dell’energia nel settore residenziale, mentre aumenta - di molto - nei grandi impianti
Il mercato italiano dei sistemi di accumulo sta cambiando pelle. I dati 2024 appena pubblicati da Anie Confindustria, basati sul sistema Gaudì di Terna, raccontano un anno di luci e ombre.
Le installazioni nei segmenti residenziale e industriale arretrano. Ma la capacità totale cresce, spinta da pochi, grandi impianti.
Cosa sta succedendo? Il Superbonus è finito, il Piano Transizione 5.0 tarda a decollare e le Comunità Energetiche faticano a partire. Il risultato? Le batterie installate nelle case e nelle aziende sono meno di quelle del 2023.
Ma gli impianti Utility Scale - quelli oltre 1 MWh - esplodono: +562% di capacità rispetto all’anno precedente. È la conferma di una direzione chiara: grandi taglie, grandi numeri.
Ma non tutto gira come dovrebbe. Secondo Anie, mancano controlli pubblici sui progetti finanziati tramite le aste. E c’è ancora poca attenzione alla filiera nazionale: perché scegliere solo in base al prezzo e non anche alla qualità o all’origine della tecnologia?
Anche sul fronte incentivi, qualcosa stona. Le nuove misure del Pnrr per le Comunità Energetiche aiutano il fotovoltaico, ma escludono ancora gli accumuli, proprio quando sarebbero più necessari per bilanciare la rete.
In sintesi, dunque?
Cosa ci mostra, allora, il report realizzato da Anie sui dati Terna del 2024? Ecco qui i principali punti di interesse:
installazioni giù, capacità su
crescono solo gli impianti sopra 1 MWh
Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna restano le regioni più attive
i sistemi al litio dominano il mercato (99,6%)
Il fotovoltaico italiano corre, ma senza sistemi di accumulo diffusi, rischia di inciampare.
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