Quando la transizione lascia indietro qualcuno: l'emergenza povertà energetica in Italia
Oltre 2,2 milioni di famiglie non riescono a sostenere i costi minimi di energia: urge un cambio di passo nelle politiche di inclusione energetica
Un’indagine della Fondazione Giuseppe Di Vittorio per le principali associazioni dei consumatori rivela un aumento del 25% della povertà energetica in Italia negli ultimi due anni. Criticità strutturali, inefficienza edilizia e scarsa informazione impediscono a oltre 2,2 milioni di famiglie di accedere a energia adeguata e sostenibile
La transizione ecologica italiana avanza, ma per una parte significativa della popolazione quotidianità e sostenibilità restano ancora mondi distanti. Oggi oltre 2,2 milioni di famiglie vivono in condizioni di povertà energetica.
In due anni la quota è cresciuta del 25% e la spesa per luce e gas dei nuclei fragili è aumentata del 35%. Numeri che trasformano un fenomeno latente in una vera emergenza sociale.
A Roma, durante la conferenza conclusiva del progetto CircE promosso da Fondazione Di Vittorio per conto delle principali associazioni dei consumatori, esperti e operatori territoriali hanno restituito un quadro chiaro: troppi cittadini sono costretti a ridurre riscaldamento, rinunciare all’uso di elettrodomestici, sacrificare alimentazione e cure per pagare le bollette.
Le situazioni più critiche emergono nel Mezzogiorno e nelle aree interne. Colpiscono soprattutto famiglie monoreddito, anziani soli, nuclei numerosi con minori.
In molti casi si tratta di abitazioni costruite prima del 1980, prive di isolamento termico adeguato: un paradosso tutto italiano, dove il patrimonio edilizio storico, prezioso per identità e cultura, diventa elemento di fragilità energetica se non opportunamente riqualificato.
Il quadro è aggravato da una scarsissima consapevolezza degli strumenti disponibili. Solo il 31% conosce bonus e agevolazioni; un cittadino su due parla di procedure troppo complesse. Questo deficit informativo rischia di vanificare gli sforzi di efficientamento e gli investimenti pubblici.
Non mancano, tuttavia, elementi di innovazione. Nei 18 mesi di progetto, in quattro città pilota (Bologna, Roma, Torino e Reggio Calabria), sono stati formati oltre 100 Tutor dell’Energia Domestica e attivati sportelli di supporto a cittadini vulnerabili.
Sono stati distribuiti materiali informativi, monitorati consumi e promossi comportamenti virtuosi, dimostrando come anche piccoli cambiamenti quotidiani possano generare risparmi tangibili.
La lezione è evidente: la transizione energetica non si misura soltanto in megawatt o tonnellate di CO2 evitate, ma nella capacità di includere chi rischia di restare indietro.
Serve una strategia che combini interventi sull’efficienza abitativa, sostegni economici mirati e soprattutto un grande investimento culturale nella formazione energetica dei cittadini.
La sostenibilità non è un traguardo tecnico, ma sociale: solo una transizione equa potrà essere, davvero, duratura.
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