Idrogeno: aspettative ridimensionate e nuove prospettive
Lo sviluppo di una filiera di produzione dell'idrogeno verde in Italia sta incontrando ostacoli significativi e, forse, imprevisti... La sua implementazione presenta ancora molte incognite
L'idrogeno verde rappresenta un elemento chiave nella transizione energetica e nella decarbonizzazione dell'industria, specialmente quella hard to abate, ma il suo sviluppo in Italia sta incontrando ostacoli significativi e, forse, imprevisti. Dello stato dell'arte del settore si è discusso in un incontro, promosso da Teha Group, che ha visto presenti i rappresentanti di 15 tra le principali iniziative nazionali
È necessario definire priorità chiare e pragmatiche, ma al tempo stesso si deve promuovere un dialogo strutturato tra le istituzioni e l'industria per concentrare le risorse disponibili sui progetti a più alto potenziale di ritorno.
Le frasi di rito, pronunciate durante il tavolo di lavoro, promosso da Teha Group, che ha riunito i principali rappresentanti italiani delle iniziative relative all'idrogeno, mostrano i timori che il sogno delle Hydrogen Valley, capaci di trasformarsi in un motore di sviluppo per il Paese, stia svanendo.
O quanto meno attenui le sue ambizioni: così si decide di lavorare per "individuare azioni di advocacy efficaci e avviare il percorso per la creazione di un Osservatorio permanente sulle Hydrogen Valley", ma la sensazione è che siamo lontani dagli obiettivi che, solo un anno e mezzo fa sembravano alla portata.
La sfida delle Hydrogen Valley e il futuro della filiera nazionale
Nonostante le risorse stanziate - tante - dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, molte Hydrogen Valley - distretti industriali dedicati alla produzione e al consumo di idrogeno - faticano infatti a decollare
Le criticità principali riguardano la mancanza di una domanda consolidata, la difficoltà di integrazione tra produzione e consumo e l’assenza di una governance unitaria che coordini gli investimenti.
Secondo un’analisi condotta da Teha Group in collaborazione con Wave, il rischio è che una parte considerevole dei fondi non venga utilizzata o finisca in progetti privi di una reale ricaduta industriale.
Hydrogen Valley: un'occasione mancata?
Dall’attività di monitoraggio condotta sulle Hydrogen Valley è emerso un quadro critico: tra le 57 iniziative ammesse a finanziamento per un totale di 532 milioni di euro, solo 9 hanno completato l’iter autorizzativo e di procurement, per un valore complessivo di 132 milioni di euro (circa il 25%).
Inoltre, ben 11 progetti hanno già rinunciato ufficialmente ai fondi, mentre molti degli accordi tra produttori e consumatori stipulati in fase di candidatura ai bandi non hanno trovato attuazione.
Questo significa che, in assenza di una domanda stabile, diversi impianti rischiano di rimanere inutilizzati.
Idrogeno: aspettative ridimensionate e nuove prospettive
Se da un lato l’idrogeno è considerato fondamentale per la decarbonizzazione industriale, dall’altro il settore sta attraversando una fase di ripensamento.
Il problema principale riguarda la sua competitività economica rispetto alle alternative fossili: senza adeguati strumenti di derisking (riduzione del rischio), le imprese faticano a investire in tecnologie che non garantiscono ritorni certi.
Secondo Teha Group, affinché le Hydrogen Valley siano sostenibili, l’idrogeno dovrebbe essere inserito in modelli produttivi ad alto valore aggiunto, evitando settori dove entra in competizione diretta con fonti energetiche più economiche - leggi energie rinnovabili.
Un possibile strumento per accelerare la domanda potrebbe essere l’integrazione dell’idrogeno nel settore dei trasporti pesanti.
Lo studio ha stimato che, con un investimento relativamente contenuto - circa 100 milioni di euro in capital expenditure (capex) e 20 milioni di euro annui in operating expenditure (Opex) - sarebbe possibile mettere in circolazione circa 200 mezzi pesanti alimentati a idrogeno e garantire l’utilizzo di 1.500 tonnellate di idrogeno verde attualmente non allocate.
Si tratterebbe di un intervento ben inferiore rispetto ai 2,5 miliardi di euro di fondi Pnrr a rischio di mancato impiego.
Oltre al settore dei trasporti, ulteriori opportunità potrebbero derivare dall’estensione dei progetti di miscelazione dell’idrogeno nella rete gas o dall’integrazione con la produzione di carburanti alternativi, come l’Hvo (Hydrotreated Vegetable Oil, olio vegetale idrotrattato).
Tuttavia, per sviluppare questi mercati servirebbe una politica più chiara e strumenti di incentivo adeguati.
Il nodo della governance: un coordinamento assente
Uno degli ostacoli principali allo sviluppo della filiera dell’idrogeno in Italia è la mancanza di una regia unitaria. Attualmente, le iniziative legate alle Hydrogen Valley sono scollegate dallo sviluppo delle stazioni di rifornimento, mentre le politiche di rinnovo del trasporto pubblico non sembrano integrate con i piani del Mase.
In Germania, per esempio, la strategia sull’idrogeno è definita attraverso la collaborazione di sei Ministeri (Economia, Ambiente, Trasporti, Ricerca, Digitalizzazione e Affari Esteri), con un coordinamento dinamico che si adatta agli sviluppi tecnologici e di mercato.
Secondo Alessandro Viviani, associate partner di Teha Group, la filiera dell’idrogeno in Italia sta attraversando una fase di forte disillusione. Viviani ha spiegato che le criticità attuali erano già state individuate nei rapporti precedenti del gruppo, eppure l’idrogeno continua a essere un pilastro della transizione energetica e della decarbonizzazione.
Affinché il settore possa svilupparsi, ha sottolineato, è necessario un coordinamento più stretto tra strategia energetica, politica industriale e strumenti di incentivazione. La frammentazione attuale quindi rischia di tradursi in progetti incompiuti o nella mancanza di una domanda sufficiente per assorbire i volumi incentivati.
In questo scenario, diventa essenziale una visione politica chiara e coerente, capace di concentrare le risorse su iniziative che garantiscano un ritorno concreto in termini di sviluppo tecnologico e indotto industriale.
Inoltre, la creazione di una cabina di regia nazionale potrebbe favorire una maggiore sinergia tra le Hydrogen Valley e il settore dei trasporti, riducendo inefficienze e sovrapposizioni.
L’idrogeno verde rimane una tecnologia chiave per la decarbonizzazione, ma la sua implementazione in Italia presenta ancora molte incognite. Senza una domanda stabile e strumenti di supporto adeguati, le Hydrogen Valley rischiano di rimanere esperimenti isolati, con fondi Pnrr inutilizzati o spesi in modo inefficace.
Per evitare questo scenario, sarebbe necessario un cambio di paradigma nella governance del settore, con un coordinamento più efficace tra investimenti, infrastrutture e politiche industriali.
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